“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori
e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e
sull'ingiustizia.“E. Berlinguer.
Per avere un approccio corretto con la
“politica” locale risulta essenziale avere una memoria storica degli eventi, al
fine di evitare per il futuro gli errori del passato. Purtroppo Mondragone
negli anni ha avuto una classe politico dirigenziale che ha occupato posti ai
vari livelli istituzionali come: consiglieri provinciali e regionali, assessori
regionali, Senatori, Deputati e un Ministro della Repubblica. Il loro operato non ha prodotto nulla di
positivo per il nostro territorio poiché, senza fare troppe distinzioni tra
vecchi dinosauri della politica nostrana e nuovi rottamatori dell’ultima ora,
tutti hanno nel proprio DNA una contaminazione mirata all'unica scuola di
pensiero di tipo clientelare/individualistica, dove i DIRITTI vengono riservati
“agli impegni personali e straordinari posti in essere dal politico o dal
dirigente di turno per favorire in modo individuale il cittadino affezionato”,
mentre i DOVERI vengono accomunati ai cittadini più deboli. Questo non
appartiene alla democrazia ma più a una OLIGARCHIA basata su una tradizione familistica-parentale.
La causa e l’effetto di questo modo di
intendere e di fare politica a Mondragone è sotto gli occhi di tutti: un Comune
dove la disoccupazione giovanile e intellettuale è elevatissima (causa di
emigrazione di giovani laureati in cerca di occupazione), dove le imposizioni
tributarie locali sono le più alte d’Italia, dove i servizi erogati sono i più
scadenti dell’Europa, dove i settori economici locali che dovrebbero essere il
motore dell’economia locale (turismo, artigiani, commercianti, agricoltori,
edilizia, terziario etc.) sono in una crisi irreversibile da anni.
Da troppi anni Mondragone, e la sua
comunità, sopravvivono ad un lento declino economico e culturale. Negli anni
’60 sorsero vari insediamenti industriali
nel nostro territorio (Idac Foods, Cirio, BBM ecc). Erano gli effetti della Cassa per il mezzogiorno, dei numerosi finanziamenti “offerti” agli imprenditori rampanti che oggi
chiameremmo “i furbetti del quartiere” e che dovevano avviare lo sviluppo in
Terra di Lavoro. La logica speculativa, il disinteresse per lo sviluppo, l’assenza
di una Politica locale, il mancato controllo e la camorra portarono al
fallimento di quella stagione.
E Mondragone continuò a sopravvivere
fondando la sua economia sullo sfruttamento delle risorse naturali – terra e
mare (grazie dio per avercele donate! ). Sempre senza guida Politica o
infrastrutture, in assenza di una idea globale di sviluppo.
Le amministrazioni che si sono
succedute, sempre nella cultura di “parte” e privatistica, hanno perseverato
nello sfruttamento delle risorse e mai per lo sviluppo del territorio e del
lavoro, lasciando ferite ancor oggi sanguinanti. Edilizia selvaggia nella zona
mare, colate di cemento illogiche come l’area ex Cirio, mercato ortofrutticolo
inesistente e malsano ecc.
E la comunità ha continuato a
sopravvivere e non reagire.
Dobbiamo attendere il 1994 per
percepire una reazione allo status quo con l’Amministrazione Verde-Nera e
l’elezione di Luigi Nunziata. Stagione breve e risucchiata da una classe
politica largamente rappresentata nelle Istituzioni mai a difesa e promozione
del territorio bensì figlia di una scuola di pensiero individualistico
clientelare, tutti indistintamente.
Da allora il declino di Mondragone e
della sua Comunità è proseguito inarrestabile con avvicendamenti amministrativi
simili a se stessi, assenza di una Politica territoriale, interventi della Magistratura che ancor oggi
riverberano, sperpero delle risorse
naturali ormai non più adeguate a sostenere una economia senza progetto e senza
prospettive.
Basti pensare che in circa 35 anni la Prefettura di Caserta,
a vario titolo, è intervenuta circa 8 volte presso l’Ente Locale con
commissioni di accesso agli atti
amministrativi, commissariamenti prefettizi, commissioni di indagini
etc. (inserire la comunicazione inviata alla Prefettura), arresti di Sindaci,
Assessori, Consiglieri ed indagini che ancor oggi sono di attualità. La vicenda ECO4 è l’emblema
della connessione politica – camorra – affari.
Oggi l’agricoltura è residuale e non
remunerativa. Il mare ed il territorio è inquinato e non rappresenta più una
risorsa attraente. Si sopravvive con le briciole del patrimonio naturale di un
tempo.
Ciononostante un tessuto sociale
esiste ancora, elementi su cui costruire un futuro permangono. Spiaggia e mare,
fertilità della terra, conoscenza e tradizioni, archeologia , localizzazione
geografica invidiabile, dispersi nuclei di impegno sociale, efficace lotta
della Magistratura e Forze dell’Ordine alla camorra.
Intanto, intorno a noi, realtà
equivalenti come Castelvolturno e Sessa Aurunca, ritrovano una nuova primavera.
Perché non deve avvenire anche qui?
Ritessere una Città ed un suo tessuto
socio – economico richiede un progetto che conosca e risolva le criticità.
Le criticità
Una delle tante criticità da affrontare
urgentemente è la legalità e trasparenza dei procedimenti amministrativi e delle
azioni “politico – amministrative”. In questi processi si annidano una serie di comportamenti consociati tra potere politico - potere
amministrativo - potere economico che rappresentano terreno di coltura per
illegalità e infiltrazione camorristica. La svolta a questa criticità può
essere data solo attraverso una partecipazione consapevole e competente
all’amministrazione della res pubblica.
Criticità tra le più importanti è quella di natura
ambientale e sanitaria quali: Bonifica Cantarella, funzionamento
depuratore comunale, balneabilità del mare , raccolta differenziata, controllo
qualità acque di falda, inquinamento da smog lungo la direttrice domitiana,
inquinamento territoriale
elettromagnetico dovuti ai ripetitori di telefonia mobile che non rispettano il
regolamento comunale, inquinamento acustico, aumento indiscriminato delle
neoplasie maligne;
Altra questione è di natura amministrativa tecnica ed edilizia
pubblico/privata. PRG-PUC, Piano
Spiaggia, Piano di Mobilità Urbana, sperpero di risorse pubbliche per acquisire
al patrimonio il Parco Archeologico
Appia Antica, ristrutturazione Palazzo Ducale più volte inaugurato ( da Landolfi,
Conte, Schiappa) ma non ancora completato, ristrutturazione Palazzo Tarcagnota,
realizzazione di un Palazzo dello Sport Polifunzionale senza previsione
gestionale, ristrutturazione ex scuola elementare S. Angelo per realizzare il
Comando della Polizia Locale. Gran parte di queste opere pubbliche sono
iniziate più dieci anni fa ma non ancora completate e senza una destinazione
d’uso per il futuro (delle quali fino ad ora ha tratto
benefici solo il responsabile dell’urbanistica). Le
solite cattedrali che servono a drenare fondi pubblici in concomitanza con
scadenze elettorali o da inserire nei propri curricula politici. Progetti per
convincere l’opinione pubblica di un attivismo che non è finalizzato ad una
idea di città ma utile a movimentare risorse economiche su cui agire.
Altra problematica è di natura socio –culturale. Un fenomeno
dell’ immigrazione comunitaria ed extracomunitaria fino ad oggi mai
amministrato, la disoccupazione giovanile
e intellettuale dilagante, la disuguaglianza tra i vari ceti sociali che
la crisi di questi ultimi anni ha accentuato ancora di più, i fallimenti delle
varie attività commerciali.
Ulteriore difficoltà è di natura squisitamente
amministrativa. Il Comune ha un macchina burocratica estremamente
farraginosa asservita ad una sorte di anarchismo gestionale. Questa, alla bisogna,
offre un forte sostegno al potere politico al fine di consolidare il suo
ruolo dispotico e consociativo deleterio per l’intera comunità locale. Per
questo motivo serve con estrema urgenza un cambio culturale politico gestionale per rendere la burocrazia
comunale al servizio del cittadino.
Ultima criticità è la deleteria
conseguenza dei motivi e delle cause prima citate; cioè si è avuto uno sperpero di risorse pubbliche
enorme sul territorio ad appannaggio solo di pochi, senza riuscire a creare
ricchezza e produttività per il bene comune del territorio comunale (vedi Piano
delle Opere Pubbliche, vedi PRG con relativo piano di lottizzazione e
costruzione, ed altro), e le poche opere pubbliche portate a compimento sono
state realizzate in modo superficiale, scevre da un qualsiasi controllo
pubblico.
E’ il momento di dire basta a questo modus operandi, a dir poco indegno e
miserevole, di governare l’Ente Mondragone per cui corre l’obbligo di un appello
alle forze sane, che sono ancora maggioranza in questo Paese, di impegnarsi per
intraprendere un nuovo modo di amministrare questa città. Questo seguendo il
modello dell'amministrazione condivisa, in un diverso rapporto tra politica,
amministrazione e cittadini, nel perseguimento dell'interesse generale, secondo
quanto previsto dall'art. 118, ultimo comma, della Costituzione.
E da questa breve analisi delle maggiori
criticità si può partire per coinvolgere una società civile competente,
composta di giovani, professionisti e lavoratori. Con loro bisogna programmare
una svolta epocale e contrastare il depauperamento socio-economico, culturale e
politico determinato dalle classi dirigenti succedutesi nel tempo ed elaborare
azioni programmatiche strutturali che riescano a rivitalizzare il territorio
della città di Mondragone.
Un percorso di Futuro
Nel
nostro contesto sociale è sempre mancata una borghesia illuminata che, forte di
una condizione socio-economica serena, rappresentasse uno stimolo di emancipazione
culturale ed un traino politico – sociale verso una identità di Città. In
assenza, questo ruolo è stato lasciato ad una classe politica (come sarebbe
giusto) ma che per cultura, formazione ed ambizione personale, non aveva in sé
le qualità. Dunque, fatte le dovute rare eccezioni, Mondragone non è mai stata gestita seguendo
un disegno o una prospettiva di sviluppo. Le diverse componenti sociali,
agricoltori – impiegati – commercianti – professionisti, non si sono sentite
protagoniste del territorio ed i giovani ancor meno, impegnati a vivere il loro
tempo che non prevedeva questo territorio come la loro terra.
Da
ciò la situazione attuale in cui, anche per retaggio culturale, non esiste un
settore della Città che si sente possibile classe dirigente lasciando alle
ambizioni di singoli, alle iniziative
populiste ed alla radicata cultura clientelare, l’incombenza
di gestire la res pubblica.
Ridisegnare
un futuro ed una idea di sviluppo di Mondragone non può che partire dalla
“messa in rete” dei tanti singoli – associazioni volontarie – gruppi di impegno
Politico – giovani che siano disposti a spendersi per la propria terra. Al di
là di questo le sorti della Città saranno sempre gestite dai soliti gruppi di
potere, ormai incancreniti e vecchi, attraverso l’humus clientelare che ormai
non soddisfa nemmeno i suoi protagonisti.
La
difficoltà, atavica, è vincere l’egoismo – individualismo – protervia –
autoreferenzialità di quanti potrebbero dare
un contributo. Cosa possibile se si avesse come obiettivo lo sviluppo
del contesto in cui si vive anziché “il gusto” per la propria immagine/ruolo in
questa Città. E non facciamo riferimento a categorie anagrafiche o sociali o di
appartenenza associativa/politica. Ogni cittadino onesto e di buoni sentimenti
potrebbe dare molto alla terra in cui vive.
Da
qui la speranza di una primavera mondragonese se tante individualità
scegliessero il confronto, incontro, analisi, studio e azione. A partire dagli
“anonimi” che soffrono dello status quo e non hanno mai voluto agire perché si
ritenevano isolati. A seguire con i molti che per una stagione, o tante, hanno
dato un contributo e mantenuto l’integrità morale nelle scelte. A concludere
con i giovani che non solo per energia e cultura ma anche per passione, sono i
protagonisti del domani.
È
questo il nostro auspicio al quale, sin d’ora, offriamo il nostro impegno ed
esperienza acquisita. Con assoluto senso di umiltà, al servizio del bene
comune, senza nulla a pretendere ma disposti a dare. Perché l’obiettivo è
rompere le catene della rassegnazione e collaborare ad una terra felice.