domenica 22 giugno 2014

Documento Politico Sinistra Ecologia Libertà circolo "LITORALE DOMITIO"

Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia.“E. Berlinguer.

Per avere un approccio corretto con la “politica” locale risulta essenziale avere una memoria storica degli eventi, al fine di evitare per il futuro gli errori del passato. Purtroppo Mondragone negli anni ha avuto una classe politico dirigenziale che ha occupato posti ai vari livelli istituzionali come: consiglieri provinciali e regionali, assessori regionali, Senatori, Deputati e un Ministro della Repubblica.  Il loro operato non ha prodotto nulla di positivo per il nostro territorio poiché, senza fare troppe distinzioni tra vecchi dinosauri della politica nostrana e nuovi rottamatori dell’ultima ora, tutti hanno nel proprio DNA una contaminazione mirata all'unica scuola di pensiero di tipo clientelare/individualistica, dove i DIRITTI vengono riservati “agli impegni personali e straordinari posti in essere dal politico o dal dirigente di turno per favorire in modo individuale il cittadino affezionato”, mentre i DOVERI vengono accomunati ai cittadini più deboli. Questo non appartiene alla democrazia ma più a una OLIGARCHIA basata su una tradizione familistica-parentale.
La causa e l’effetto di questo modo di intendere e di fare politica a Mondragone è sotto gli occhi di tutti: un Comune dove la disoccupazione giovanile e intellettuale è elevatissima (causa di emigrazione di giovani laureati in cerca di occupazione), dove le imposizioni tributarie locali sono le più alte d’Italia, dove i servizi erogati sono i più scadenti dell’Europa, dove i settori economici locali che dovrebbero essere il motore dell’economia locale (turismo, artigiani, commercianti, agricoltori, edilizia, terziario etc.) sono in una crisi irreversibile da anni.
Da troppi anni Mondragone, e la sua comunità, sopravvivono ad un lento declino economico e culturale. Negli anni ’60 sorsero  vari insediamenti industriali nel nostro territorio (Idac Foods, Cirio, BBM ecc). Erano gli effetti  della Cassa per il mezzogiorno, dei  numerosi finanziamenti “offerti”  agli imprenditori rampanti che oggi chiameremmo “i furbetti del quartiere” e che dovevano avviare lo sviluppo in Terra di Lavoro. La logica speculativa, il disinteresse per lo sviluppo, l’assenza di una Politica locale, il mancato controllo e la camorra portarono al fallimento di quella stagione.
E Mondragone continuò a sopravvivere fondando la sua economia sullo sfruttamento delle risorse naturali – terra e mare (grazie dio per avercele donate! ). Sempre senza guida Politica o infrastrutture, in assenza di una idea globale di sviluppo.
Le amministrazioni che si sono succedute, sempre nella cultura di “parte” e privatistica, hanno perseverato nello sfruttamento delle risorse e mai per lo sviluppo del territorio e del lavoro, lasciando ferite ancor oggi sanguinanti. Edilizia selvaggia nella zona mare, colate di cemento illogiche come l’area ex Cirio, mercato ortofrutticolo inesistente e malsano  ecc.
E la comunità ha continuato a sopravvivere e non reagire.
Dobbiamo attendere il 1994 per percepire una reazione allo status quo con l’Amministrazione Verde-Nera e l’elezione di Luigi Nunziata. Stagione breve e risucchiata da una classe politica largamente rappresentata nelle Istituzioni mai a difesa e promozione del territorio bensì figlia di una scuola di pensiero individualistico clientelare, tutti indistintamente.
Da allora il declino di Mondragone e della sua Comunità è proseguito inarrestabile con avvicendamenti amministrativi simili a se stessi, assenza di una Politica territoriale,  interventi della Magistratura che ancor oggi riverberano,  sperpero delle risorse naturali ormai non più adeguate a sostenere una economia senza progetto e senza prospettive.
Basti pensare che in circa 35 anni la Prefettura di Caserta, a vario titolo, è intervenuta circa 8 volte presso l’Ente Locale con commissioni di accesso agli atti  amministrativi, commissariamenti prefettizi, commissioni di indagini etc. (inserire la comunicazione inviata alla Prefettura), arresti di Sindaci, Assessori, Consiglieri ed indagini che ancor oggi  sono di attualità. La vicenda ECO4 è l’emblema della connessione politica – camorra – affari.
Oggi l’agricoltura è residuale e non remunerativa. Il mare ed il territorio è inquinato e non rappresenta più una risorsa attraente. Si sopravvive con le briciole del patrimonio naturale di un tempo.
Ciononostante un tessuto sociale esiste ancora, elementi su cui costruire un futuro permangono. Spiaggia e mare, fertilità della terra, conoscenza e tradizioni, archeologia , localizzazione geografica invidiabile, dispersi nuclei di impegno sociale, efficace lotta della Magistratura e Forze dell’Ordine alla camorra.
Intanto, intorno a noi, realtà equivalenti come Castelvolturno e Sessa Aurunca, ritrovano una nuova primavera. Perché non deve avvenire anche qui?
Ritessere una Città ed un suo tessuto socio – economico richiede un progetto che conosca e risolva le criticità.
Le criticità
Una delle tante criticità da affrontare urgentemente è la legalità e trasparenza dei procedimenti amministrativi e delle azioni “politico – amministrative”. In questi processi  si annidano una serie di comportamenti  consociati tra potere politico - potere amministrativo - potere economico che rappresentano terreno di coltura per illegalità e infiltrazione camorristica. La svolta a questa criticità può essere data solo attraverso una partecipazione consapevole e competente all’amministrazione della res pubblica.
Criticità tra le più importanti è quella di natura ambientale e sanitaria quali: Bonifica Cantarella, funzionamento depuratore comunale, balneabilità del mare , raccolta differenziata, controllo qualità acque di falda, inquinamento da smog lungo la direttrice domitiana, inquinamento  territoriale elettromagnetico dovuti ai ripetitori di telefonia mobile che non rispettano il regolamento comunale, inquinamento acustico, aumento indiscriminato delle neoplasie maligne;
Altra questione è di natura amministrativa tecnica ed edilizia pubblico/privata.  PRG-PUC, Piano Spiaggia, Piano di Mobilità Urbana, sperpero di risorse pubbliche per acquisire al patrimonio il  Parco Archeologico Appia Antica, ristrutturazione Palazzo Ducale più volte inaugurato ( da Landolfi, Conte, Schiappa) ma non ancora completato, ristrutturazione Palazzo Tarcagnota, realizzazione di un Palazzo dello Sport Polifunzionale senza previsione gestionale, ristrutturazione ex scuola elementare S. Angelo per realizzare il Comando della Polizia Locale. Gran parte di queste opere pubbliche sono iniziate più dieci anni fa ma non ancora completate e senza una destinazione d’uso per il futuro (delle quali fino ad ora ha tratto benefici solo il responsabile dell’urbanistica). Le solite cattedrali che servono a drenare fondi pubblici in concomitanza con scadenze elettorali o da inserire nei propri curricula politici. Progetti per convincere l’opinione pubblica di un attivismo che non è finalizzato ad una idea di città ma utile a movimentare risorse economiche su cui agire.
Altra problematica è di natura socio –culturale. Un fenomeno dell’ immigrazione comunitaria ed extracomunitaria fino ad oggi mai amministrato, la disoccupazione giovanile  e intellettuale dilagante, la disuguaglianza tra i vari ceti sociali che la crisi di questi ultimi anni ha accentuato ancora di più, i fallimenti delle varie attività commerciali.
Ulteriore difficoltà è di natura squisitamente amministrativa. Il Comune ha un macchina burocratica estremamente farraginosa asservita ad una sorte di anarchismo gestionale. Questa,  alla bisogna,  offre un forte sostegno al potere politico al fine di consolidare il suo ruolo dispotico e consociativo deleterio per l’intera comunità locale. Per questo motivo serve con estrema urgenza un cambio culturale  politico gestionale per rendere la burocrazia comunale al servizio del cittadino.
Ultima criticità è la deleteria conseguenza dei motivi e delle cause prima citate; cioè si è  avuto uno sperpero di risorse pubbliche enorme sul territorio ad appannaggio solo di pochi, senza riuscire a creare ricchezza e produttività per il bene comune del territorio comunale (vedi Piano delle Opere Pubbliche, vedi PRG con relativo piano di lottizzazione e costruzione, ed altro), e le poche opere pubbliche portate a compimento sono state realizzate in modo superficiale, scevre da un qualsiasi controllo pubblico.
E’ il momento di dire basta a questo modus operandi, a dir poco indegno e miserevole, di governare l’Ente Mondragone per cui corre l’obbligo di un appello alle forze sane, che sono ancora maggioranza in questo Paese, di impegnarsi per intraprendere un nuovo modo di amministrare questa città. Questo seguendo il modello dell'amministrazione condivisa, in un diverso rapporto tra politica, amministrazione e cittadini, nel perseguimento dell'interesse generale, secondo quanto previsto dall'art. 118, ultimo comma, della Costituzione.
E da questa breve analisi delle maggiori criticità si può partire per coinvolgere una società civile competente, composta di giovani, professionisti e lavoratori. Con loro bisogna programmare una svolta epocale e contrastare il depauperamento socio-economico, culturale e politico determinato dalle classi dirigenti succedutesi nel tempo ed elaborare azioni programmatiche strutturali che riescano a rivitalizzare il territorio della città di Mondragone.
Un percorso di Futuro
Nel nostro contesto sociale è sempre mancata una borghesia illuminata che, forte di una condizione socio-economica serena, rappresentasse uno stimolo di emancipazione culturale ed un traino politico – sociale verso una identità di Città. In assenza, questo ruolo è stato lasciato ad una classe politica (come sarebbe giusto) ma che per cultura, formazione ed ambizione personale, non aveva in sé le qualità. Dunque, fatte le dovute rare eccezioni,  Mondragone non è mai stata gestita seguendo un disegno o una prospettiva di sviluppo. Le diverse componenti sociali, agricoltori – impiegati – commercianti – professionisti, non si sono sentite protagoniste del territorio ed i giovani ancor meno, impegnati a vivere il loro tempo che non prevedeva questo territorio come la loro terra.
Da ciò la situazione attuale in cui, anche per retaggio culturale, non esiste un settore della Città che si sente possibile classe dirigente lasciando alle ambizioni di singoli, alle iniziative populiste ed alla radicata cultura clientelare, l’incombenza di gestire la res pubblica.
Ridisegnare un futuro ed una idea di sviluppo di Mondragone non può che partire dalla “messa in rete” dei tanti singoli – associazioni volontarie – gruppi di impegno Politico – giovani che siano disposti a spendersi per la propria terra. Al di là di questo le sorti della Città saranno sempre gestite dai soliti gruppi di potere, ormai incancreniti e vecchi, attraverso l’humus clientelare che ormai non soddisfa nemmeno i suoi protagonisti.
La difficoltà, atavica, è vincere l’egoismo – individualismo – protervia – autoreferenzialità di quanti potrebbero dare  un contributo. Cosa possibile se si avesse come obiettivo lo sviluppo del contesto in cui si vive anziché “il gusto” per la propria immagine/ruolo in questa Città. E non facciamo riferimento a categorie anagrafiche o sociali o di appartenenza associativa/politica. Ogni cittadino onesto e di buoni sentimenti potrebbe dare molto alla terra in cui vive.
Da qui la speranza di una primavera mondragonese se tante individualità scegliessero il confronto, incontro, analisi, studio e azione. A partire dagli “anonimi” che soffrono dello status quo e non hanno mai voluto agire perché si ritenevano isolati. A seguire con i molti che per una stagione, o tante, hanno dato un contributo e mantenuto l’integrità morale nelle scelte. A concludere con i giovani che non solo per energia e cultura ma anche per passione, sono i protagonisti del domani.
È questo il nostro auspicio al quale, sin d’ora, offriamo il nostro impegno ed esperienza acquisita. Con assoluto senso di umiltà, al servizio del bene comune, senza nulla a pretendere ma disposti a dare. Perché l’obiettivo è rompere le catene della rassegnazione e collaborare ad una terra felice.


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